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Estate 2001

 Orsogna e la sua storia
 La guerra: lo sfollamento
 
 

Le nubi si addensarono sul cielo di Orsogna nell'ottobre del 1943, quando il comando delle truppe germaniche ordinava a tutti gli orsognesi di abbandonare il paese e di trasferirsi in alcune contrade situate a Nord della cittadina.
Una severa minaccia venne da un bombardiere inglese, il quale, in un pomeriggio domenicale dello stesso mese di ottobre, a bassa quota volo' su Orsogna, mitragliando gli inermi e tranquilli cittadini che in quell'ora passeggiavano lungo il viale.
Nel giro di pochi giorni i settemila e piu' abitanti lasciarono le loro case e i propri beni: non potendo portare con se' la biancheria e le provviste, cercarono di nascondere tutto sotterrandolo. Gli orsognesi lasciarono le loro case pensando che sarebbero rientrati dopo qualche settimana e si trasferirono, come stabilito dai tedeschi, nelle contrade di S. Basile, del Ritiro, di Codacchia, dei Mulini, di Faralonga, del Feuduccio, di Cerratina, di Orni e Moggio (Canosa) e di Lenzetta (Filetto). Vi restarono lungo tempo poiche' nei primi giorni di dicembre un furioso bombardamento seguito da un lungo cannoneggiamento, si abbatte' su Orsogna, per cui, per salvarsi, queste popolazioni dovettero abbandonare i casolari e rifugiarsi in masserie tranquille e in grotte scavate in luogo asciutto.
Orsogna fu quasi divisa in due: nel cimitero erano gli inglesi e tra le macerie delle abitazioni vigilavano i tedeschi. Per settimane e settimane l'attivita' combattiva di giorno era scarsa, ma di notte le pattuglie si battevano in scontri brevi e rabbiosi. Molte grotte furono usate per celare le avanguardie e tutto qui si svolse in un'atmosfera di insidie, percio' i reparti che operavano in questo settore ricevevano il cambio fraquentemente.
Durante i lunghissimi mesi(da dicembre a giugno), in cui il fronte rimase fermo nella nostra zona, gli orsognesi vissero una vita dura, terribile, la piu' terribile della loro storia. I tedeschi divennero violenti, cattivi, a volte feroci. Gli orsognesi vennero persino cacciati dai loro rifugi e brutalmente, anche di notte, venivano incolonnati e sotto la minaccia delle armi, a piedi, costretti a dirigersi verso Chieti, da dove poi sarebbero stati trasferiti in localita' piu' tranquille dell'Italia settentrionale; vennero cosi' sparpagliati un po' ovunque nelle varie regioni italiane ("Lu sfullamente").

 

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